Chandigar
La città senza passato
Chandigarh è una città dell’India, ma non sembra una città indiana. Essa non possiede, a prima vista, la millenaria cultura abitativa, l’aspetto esteriore, l’atmosfera di miseria e nobiltà, i colori e gli odori, le folle immense e il traffico caotico delle città del subcontinente.
Chandigarh è una città di fondazione, nata dal nulla come capitale del Punjab orientale per una scelta dell’allora premier Jawaharlal Nehru. Nelle sue parole, essa doveva essere “un simbolo della libertà dell’India, sciolta dalla tradizione, un’espressione della fede nel futuro nella nazione”.
Fu incaricato della progettazione Le Courbusier che, in conformità alla sua idea che “le città sono un fenomeno biologico: hanno un cuore e organi indispensabili al compimento delle loro funzioni”, ideò Chandigarh come un organismo umano: il Campidoglio e l’Università ne rappresentano la testa ed il cervello; le zone commerciali sono il suo cuore e d il suo stomaco; le vaste aree botaniche e i parchi situati in molti settori sono veri e propri polmoni. Le strade per la circolazione dei mezzi sono larghe e lasciano libero il centro pedonale.
La città, dove oggi vivono più di 1 milione di persone e circolano almeno 300 mila veicoli a motore, può assorbire senza problemi un progressivo incremento delle motorizzazione per altri cinquant’anni.
Se è vero che Chandigarh ha il coraggio di essere “non indiana”, come la vollero Le Corbusier e la sua squadra, essa è è più che mai “indiana” nel cuore e nella mente per come la vegetazione e lo stile di vita indiano hanno rivestito e mascherato il cemento e si sono impossessati nel corso del tempo del razionale disegno urbanistico della città.
È proprio qui che si colloca la ricerca fotografica "La città senza passato", un progetto che connette la città antropomorfa voluta da Le Courbusier e le persone che la abitano, un luogo dove la vita ha preso il sopravvento sull'utopia.
Ogni immagine contiene sia presenze umane sia architettoniche, che dialogano e costruiscono assieme il futuro di una delle città più giovani al mondo, che nel 2021 festeggerà i suoi 70 anni di vita.
Chandigarh è una città di fondazione, nata dal nulla come capitale del Punjab orientale per una scelta dell’allora premier Jawaharlal Nehru. Nelle sue parole, essa doveva essere “un simbolo della libertà dell’India, sciolta dalla tradizione, un’espressione della fede nel futuro nella nazione”.
Fu incaricato della progettazione Le Courbusier che, in conformità alla sua idea che “le città sono un fenomeno biologico: hanno un cuore e organi indispensabili al compimento delle loro funzioni”, ideò Chandigarh come un organismo umano: il Campidoglio e l’Università ne rappresentano la testa ed il cervello; le zone commerciali sono il suo cuore e d il suo stomaco; le vaste aree botaniche e i parchi situati in molti settori sono veri e propri polmoni. Le strade per la circolazione dei mezzi sono larghe e lasciano libero il centro pedonale.
La città, dove oggi vivono più di 1 milione di persone e circolano almeno 300 mila veicoli a motore, può assorbire senza problemi un progressivo incremento delle motorizzazione per altri cinquant’anni.
Se è vero che Chandigarh ha il coraggio di essere “non indiana”, come la vollero Le Corbusier e la sua squadra, essa è è più che mai “indiana” nel cuore e nella mente per come la vegetazione e lo stile di vita indiano hanno rivestito e mascherato il cemento e si sono impossessati nel corso del tempo del razionale disegno urbanistico della città.
È proprio qui che si colloca la ricerca fotografica "La città senza passato", un progetto che connette la città antropomorfa voluta da Le Courbusier e le persone che la abitano, un luogo dove la vita ha preso il sopravvento sull'utopia.
Ogni immagine contiene sia presenze umane sia architettoniche, che dialogano e costruiscono assieme il futuro di una delle città più giovani al mondo, che nel 2021 festeggerà i suoi 70 anni di vita.