Ricordandomi di te
Ricordandomi di te. Lo scrisse mio nonno sul retro di una fotografia che lo ritraeva, spedita durante la guerra alla sua futura sposa. Mia nonna questo piccolo ritratto stropicciato l'ha conservato nel portafoglio per tutta la vita.
Ritratti tascabili, come questo, eseguiti in studio e stampati in piccolo formato, rendevano la testimonianza di sé e venivano regalati ad amici, amanti e parenti per ricordare ed essere ricordati.
Con l’estinguersi delle famiglie e con lo scorrere del tempo, queste immagini hanno perso il loro destinatario e sono diventate oggetti di ricordo senza più un soggetto a ricordarle.
Ho dipinto il fondo di ogni ritratto con la polvere d'oro per mettere in risalto due componenti cruciali del nostro bisogno di "ricordare": da un lato (la polvere) la volontà di contrastare la polverizzazione della memoria, il suo progressivo sgretolarsi e il lento disperdersi, andando simbolicamente a ricomporla e a fissarla sulla carta; dall'altro (l'oro), l'intento di celebrare queste esistenze senza più un appiglio trasformandole in oggetti preziosi.
Il risultato richiama l’effetto pittorico del fondo oro, tecnica utilizzata in un vasto arco temporale che va dai mosaici paleocristiani, passando per le icone bizantine e le tavole medioevali, fino ai dipiti del primo Rinascimento. La scelta dell'oro è dovuta al suo carattere fortemente simbolico: il suo valore temporale collegato all’inossidabilità, alla sua inalterabilità nel tempo e, di conseguenza, al suo rapporto con l’eternità, allude e rimanda alla dimensione del Sacro.
L’oro ha quindi a che fare con il "tempo" che è un concetto inscindibile da quello di "memoria" e con l’esaltazione della figura: in questa serie di ritratti ritrovati diventa il legante capace di ricomporre la frattura creatasi tra l’immagine e il suo significato. L’oro impreziosisce e aggiunge valore all’oggetto ricollocandolo nel presente e potenziandolo.
Ritratti tascabili, come questo, eseguiti in studio e stampati in piccolo formato, rendevano la testimonianza di sé e venivano regalati ad amici, amanti e parenti per ricordare ed essere ricordati.
Con l’estinguersi delle famiglie e con lo scorrere del tempo, queste immagini hanno perso il loro destinatario e sono diventate oggetti di ricordo senza più un soggetto a ricordarle.
Ho dipinto il fondo di ogni ritratto con la polvere d'oro per mettere in risalto due componenti cruciali del nostro bisogno di "ricordare": da un lato (la polvere) la volontà di contrastare la polverizzazione della memoria, il suo progressivo sgretolarsi e il lento disperdersi, andando simbolicamente a ricomporla e a fissarla sulla carta; dall'altro (l'oro), l'intento di celebrare queste esistenze senza più un appiglio trasformandole in oggetti preziosi.
Il risultato richiama l’effetto pittorico del fondo oro, tecnica utilizzata in un vasto arco temporale che va dai mosaici paleocristiani, passando per le icone bizantine e le tavole medioevali, fino ai dipiti del primo Rinascimento. La scelta dell'oro è dovuta al suo carattere fortemente simbolico: il suo valore temporale collegato all’inossidabilità, alla sua inalterabilità nel tempo e, di conseguenza, al suo rapporto con l’eternità, allude e rimanda alla dimensione del Sacro.
L’oro ha quindi a che fare con il "tempo" che è un concetto inscindibile da quello di "memoria" e con l’esaltazione della figura: in questa serie di ritratti ritrovati diventa il legante capace di ricomporre la frattura creatasi tra l’immagine e il suo significato. L’oro impreziosisce e aggiunge valore all’oggetto ricollocandolo nel presente e potenziandolo.