Chiedo Asilo
una questione di convenienza
Nel Novembre del 2008 il Ministero degli Interni, attraverso la Prefettura di Grosseto, ha selezionato il villaggio turistico “Il Veliero” di Follonica per ospitare duecento richiedenti asilo provenienti da vari paesi (Bangladesh, Burkina Faso, Eritrea, Etiopia, Ghana, Palestina, Pakistan, Somalia e Sudan) e sbarcati sulle spiagge di Lampedusa alla fine di ottobre dello stesso anno. Questa inusuale situazione è stata resa possibile dall’Ordinanza n. 3703 della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 12 Settembre 2008. In essa venivano previste “ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile per il contrasto e la gestione dell'eccezionale afflusso di cittadini stranieri extracomunitari giunti irregolarmente in Italia”, ovvero la possibilità di creare ex-novo nuovi centri “privati” da affiancare al sistema di accoglienza già esistente, lo SPRAR. Secondo le informazioni fornite dall’Unità del 29 Gennaio 2009 in un articolo titolato “Buisness Emergenza”, sono stati almeno 42 i centri privati finanziati dal Ministero degli Interni. Questi erano principalmente villaggi turistici, alberghi e strutture gestite da associazioni (quali la Croce Rossa), che hanno ricevuto ingenti somme di denaro a tale scopo, ma nella maggior parte dei quali mancavano servizi fondamentali per i richiedenti asilo, quali l’assistenza legale e psicologica.
Così, non lontano dalle spiagge della cittadina toscana, il camping “Il Veliero” di Follonica ed i suoi bungalow in legno simili ad appartamenti, si sono trasformati tra il novembre 2008 e il marzo 2009 in un vero e proprio “campo” per ospitare oltre 200 richiedenti asilo in attesa della valutazione delle loro domande. Proprio in questa occasione ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con queste persone, di seguire il loro percorso legale, di accompagnarli e fotografarli durante alcuni difficili momenti di rivendicazione dei propri diritti. Alcune dure campagne mediatiche e politiche hanno prodotto un clima di esclusione e condanna, alcuni richiedenti asilo sono stati fatti scendere dai mezzi pubblici di linea, si sono verificati episodi di intolleranza e razzismo. Oltre a ciò, la carenza di supporto legale ha creato situazioni di incomprensione riguardo alla procedura di ottenimento dell’asilo e dei documenti necessari. Così, quella che poteva sembrare un situazione ottimale per queste persone, si è trasformata in un percorso ad ostacoli fatto di mancanza di informazioni, dimostrazioni pubbliche, difficoltà di accesso ai propri diritti. In un clima a tratti surreale, scandito principalmente dall’attesa di notizie, dai tempi vuoti di giornate infinite, senza la possibilità di lavorare o di allontanarsi da Follonica, ho ascoltato le loro tragiche storie di viaggio, provato a raccontare le loro speranze e il tentativo continuo di dare un senso alla propria scelta di abbandonare i propri paesi d’origine. Soprattutto, nel contrasto a tratti paradossale tra l’apparenza e la funzione de “Il Veliero” e il suo utilizzo come “campo profughi”, ho cercato di dar voce a quella rivendicazione limpida e precisa dei propri diritti, a quel grido muto di giustizia |
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